venerdì 30 novembre 2007

Alone... in the dark?

Solo

Alzi gli occhi al cielo

Piangi

E gridi

Muto

Chiuso nel tuo dolore

Avviluppato nella disperazione.

Ti inginocchi

Per strada

Al centro della corsia

Piena

Di macchine vuote

E le tue mani

Ruvide

Abradono ancora il tuo viso

Bagnato

Sofferente

Contorto

Sofferente

Assorto

Rapito

Dalle urla della tua anima.

lunedì 26 novembre 2007

Domenica sera...

Doppio bicchiere

Atmosfera fumosa

Grasse risate!

giovedì 22 novembre 2007

Sveglia!

“Dietro quella duna, c’è il mare?”

“Certo” rispose lo scarabeo!

Alla sommità della duna gli dissi:

“Mi hai mentito!”

“Sbagli ancora piccolo uomo!

Guarda dietro di te!”

Mi girai, mi ci volle un’eternità,

Sornione alle mie spalle

S’agitava il mare...

“Scusa se ho dubitato di te!”

Ma lo scarabeo era scomparso!

Chiusi gli occhi,

Assaporai l’odore del mare,

Ma quando li riaprii mi trovai

Di nuovo in pieno deserto...

“Scarabeo di merda!

Mi hai ingannato nuovamente!”

Lui era lì riverso, a pancia in su,

Incapace di rigirarsi era morto così,

Con le sue zampe che puntavano al cielo...


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Listening to: Annie Lennox - No More I Love You's
via FoxyTunes

mercoledì 21 novembre 2007

Genio's song...

Gli ignavi e la ripicca viola

Cominciamo a definire chi è il fottuto buon padrone
e chi è il servitore tra noi
tu facevi l'angelo buono sedevi alla destra
io non ne ho mai saggiato la virtù
ma ti asciugavi con la stessa salvietta
che usò il titubante Pilato quel giorno dopo aver mandato vecchio Gesù alla forca
Volle tenere la torta per se
Dicevi:
"Il lassismo vi rende schiavi
cervelli da nani
mentre grugnite come stanchi maiali
vi fa ignavi
vi allatta la stupidità vi allatta
e i soli stimoli sono punture dei tafani e api intorno
Prendete me ho il necessaire per la montagna degli Dei"

Ma se poi scoppia il sole
Io spero ti colpiscano i detriti
E che cancellino quel tuo ghigno

Quell'espressione à la "tutti pagano un pegno ma io lo pago meglio"
Cercherò di essere breve e docile come un servo fedele oh mio
fenomeno poliedrico
Domani all'albeggiare io ti erigerò un altare
con l'effige del tuo naso da venerare
Per noi schiavi-ignavi...
E umilmente consci dei nostri mille limiti mali
Noi cervelli fuori dalla bolgia
Irsuti eremiti kak miskyn malati
Ormai è chiaro che il nostro destino è ai piedi
della montagna degli Dei

E adesso che hai il vento sotto le suole
Vaghi sbandando in cerca di obbiettivi
Io ti offrirò il mio appiglio
La mia più tenera comprensione.

Questa è una canzone scritta da Genio degli Abbot Ritorba... io la reputo un vero capolavoro... la potete ascoltare nello space del gruppo al seguente link:
MySpace.com - Abbot Ritorba - IT - Rock / Altro - www.myspace.com/abbotritorba

martedì 20 novembre 2007

Notte Romana

Uomo ramingo,

Serbatoio pieno,

Strada perfetta!



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Listening to: Tracy Chapman - All That You Have Is Your Soul
via FoxyTunes

domenica 18 novembre 2007

La Scuola Superiore che Sorgeva...

LA SCUOLA SUPERIORE CHE SORGEVA…

La scuola superiore che sorgeva nel pieno centro storico della cittadina di Alicanti era sempre stata alquanto bizzarra e atipica, e quello che successe nel corso dell’anno scolastico 1998-99, e che qualunque altra scuola avrebbe salutato come un evento provvidenziale, qui venne invece considerato una vera e propria sciagura.

Di questa scuola era insolita , innanzitutto, la denominazione. Lungi, infatti, dall’attribuirle il tradizionale e rassicurante nome di qualche dio dell’Olimpo letterario o scientifico l’avevano intitolata all’autoctono Eliodoro Mastrangelo detto u’scinziatu.

Questi aveva vissuto gran parte della sua vita relegato in una vecchia cascina di campagna dove trascorreva le giornate tentando esperimenti più o meno scientifici volti a scoprire cure o rimedi per questa o quella malattia, a confutare le leggi di questo o quello scienziato, a elaborare teoremi matematici su figure geometriche di sua invenzione. Le notti, invece, le trascorreva scrutando il cielo alla ricerca di forme di vita extraterrestri, della cui esistenza era assolutamente certo da quando un oggetto luminoso, non meglio identificato, volteggiando sul suo pollaio vi aveva smaterializzato tutti i polli ivi contenuti.

Naturalmente il paese si era diviso tra chi lo considerava un genio e chi un pazzo, mentre i bambini, che notoriamente non si occupano di dispute filosofiche, si limitavano a lanciargli addosso lucertole morte quelle rare volte in cui passava per strada. Fatto sta che dopo la sua morte, causata da una esplosione la cui natura non fu mai accertata, per qualche tempo nessuno ne parlò più. Finché un giorno, divenuto sindaco di Alicanti tale Gilberto Mastrangelo, che del suddetto era nipote, e dovendo assegnarsi un nome alla erigenda scuola superiore, il neo eletto perorò caldamente a chi di dovere la causa del defunto zio, insigne studioso e ricercatore, luminare e vate della particella atomica, lustro e vanto della, di tutto ciò, ignara cittadella.

E fu così che Alicanti ebbe il suo Istituto superiore con tanto di nome, cognome e ‘nciùria, ovvero il “Liceo scientifico Eliodoro Mastrangelo detto u scinziatu”. Il quale liceo esteticamente era quanto di più bizzarro si potesse immaginare, e stava all’ambiente circostante come un accordo di Fa diesis minore in una sonata in Do maggiore.

L’architetto che lo aveva progettato, e che casualmente si chiamava Salvatore Mastrangelo, aveva ideato una specie di edificio in stile barocco-rococò, la cui facciata esterna era un tripudio di portici, loggiati, colonne, pilastri e pilastrini, con tanto di ingresso sormontato da un frontone. Ma il colpo di genio era stato quello di realizzare al posto della canonica palestra uno squisito giardino interno con una sobria fontana sormontata da una copia in marmo rosa della Nike di Samotracia.

Il sovrintendente ai lavori pubblici, che casualmente aveva sposato la sorella dell’architetto, essendo per natura particolarmente sensibile al fascino delle arti, davvero non se la sentì di mortificare il fervore creativo del Borromini di Alicanti. E così i ragazzi avevano dovuto adattarsi a fare qualche corsetta e qualche esercizio a corpo libero tra gli ameni vialetti, mentre i più facinorosi, durante la pausa ricreativa, facevano saltare a colpi di pietre i pisellini dei numerosi putti che nella fontana facevano pipì.

Ed eccola dunque lì la scuola, bella come una caramella zuccherosa e maestosa come una opulenta matrona romana dopo un lauto convivio.

Si ergeva ed operava già da una ventina di anni e, come tutte le scuole, sopravviveva tra chiasso, disordine, manifestazioni, occupazioni, atti vandalici, professori distratti, genitori disperati, presidi latitanti. Questi ultimi, quando riuscivano a conservare un barlume di integrità fisica e mentale, facevano le valigie prima ancora che l’anno scolastico si concludesse.

Andò avanti così fino all’anno scolastico 1998-99, allorquando arrivò lui, il Preside di ferro, il terrore degli imberbi, lo sterminatore dell’alunno parassita, l’incubo del professore perdigiorno, il virus letale del bidello scansafatiche, il sogno proibito del genitore “nonsopiùcomefareconmiofiglio”.

Si presentò la mattina del primo Settembre con i suoi centoventi chili distribuiti verticalmente in un metro e ottanta, mascelle serrate, bocca sottile e contratta, occhietti volpini.

Si chiamava Filippo Dispotamo, veniva da Milano e per prima cosa proclamò che la pacchia era finita.

E così fu.

In breve tempo la scuola si trasformò in un modello di serietà ed efficienza. Disciplina, ordine e rigore spartano regnarono sovrani. Tutto veniva scrupolosamente controllato dal Preside, il quale, a dispetto delle più elementari conquiste democratiche, tutto vagliava e tutto decideva, e la sua non era l’ultima, ma l’unica parola che veniva detta.

Paradossalmente gli alunni, che pure si vedevano inflitte note disciplinari persino per aver alzato troppo il sopracciglio durante l’interrogazione di matematica, si erano presto adattati al nuovo clima dittatoriale, perché in fondo ai loro cuori di cuccioli disorientati avvertivano per istinto il bisogno di una guida austèra, e nei recessi più profondi dell’anima anelavano da sempre a una scuola che fornisse un’istruzione adeguata ai loro bisogni cognitivi ed evolutivi e al loro status naturale e giuridico di studenti.

Di contro, tutto il personale scolastico, dapprima cauto e circospetto, non essendo dotato di capacità di adattamento tali da sopravvivere a così bruschi cambiamenti climatici, era piombato nella più nera disperazione. E qualcuno, anzi , aveva preferito cambiare aria da quando Dispotamo, a seguito di anonime segnalazioni, si era appostato dietro le porte ad ascoltare le lezioni, e avendo sentito un sedicente docente di storia asserire che i Vespri siciliani fossero una nobile famiglia di Partitico, aveva preso l’insana abitudine di interrogare scrupolosamente i professori.

Fu proprio tra questi ultimi che si insinuò e maturò il seme della sovversione.

Stanchi di dover studiare, preparare le lezioni, correggere scrupolosamente i compiti in classe, verificare, annotare, verbalizzare, tenere in ordine i registri, scrutinare, aggiornarsi, arrivare puntuali in classe, e il tutto per uno stipendio da fame, decisero di costitutire una setta segreta, una specie di massoneria scolastica, al fine di sobillare, istigare, rimuovere, rovesciare, deporre e, indi, ripristinare l’ordine antequam.

Ebbero così inizio tutta una serie di ritorsioni ai danni del barbaro invasore, dalle lettere anonime contenenti le più svariate minacce, alle ruote della macchina perennemente bucate, al ritratto di Dante Alighieri che prendeva vita e levitava tra i corridoi inseguito da orde di ragazzini vocianti. E le improvvise emicranie che di punto in bianco colpivano l’oggetto dell’azione vendicativa non erano che il felice esito di una serie di riti vudù che la professoressa di storia dell’arte Marilla Frizzi aveva appreso in un suo recente viaggio ad Haiti e che, rispetto alle locali magarìe, aveva trovato più divertenti ed efficaci.

Naturalmente di tutto questo vennero incolpati gli alunni, e fu tutto un proliferare di circolari, consigli di classe straordinari, collegi dei docenti interminabili, accesi dibattiti. Tuttavia, non trovando i colpevoli, il Preside aveva dovuto arrendersi.

Non poteva certo sospettare che in sua assenza il vicepreside spalmasse di colla vinilica i manici della sua ventiquattrore, o che i professore alterassero le date dei ricevimenti per cui sciami di genitore inferociti si presentavano in presidenza perché il pomeriggio prima avevano trovato la scuola chiusa.

E così ebbe fine la breve e gloriosa dittatura scolastica del Preside Filippo Dispotamo, il quale, in preda ad una crisi di nervi dopo che qualcuno aveva scoordinato le sue coordinate bancarie e lo stipendio era finito a chissà chi, aveva fatto i bagagli ed era andato via senza salutare.

La nuova Preside, la signora Lella Santa, un metro e quaranta di bontà pasticcera, venne accolta da un generale sospiro di sollievo, premurosamente collocata in Presidenza, amorevolmente vezzeggiata e coccolata. Perché fu subito chiaro a tutti che il suo amabile sorriso avrebbe riportato ordine , pace e serenità.

E così gli studenti ricominciarono a far chiasso, i docenti a chiacchierare e a fumare, i bidelli a vagabondare per i corridoi.

Ripristinato lo status quo tornarono tutti felici e contenti e ogni apparve perfetta, se non fosse stato per un piccolo e insignificante particolare. Degli ultimi sviluppi tutti dimenticarono di avvisare la svampita professoressa Marilla Frizzi, la quale continuò fino alla fine dei suoi giorni e anche oltre, a conficcare allegri spilloni su un fantoccio che era in tutto e per tutto identico, uguale, preciso, spiccicato al povero, infelice, sfortunato, miserrimo preside Filippo Dispotamo.


Questo racconto è stato scritto da Angela Mancuso da Licata, dunque mia concittadina, che saluto e che invito ad essere una assidua sostenitrice della nostra Squadra.
Complimenti Angela, davvero un bel lavoro!

sabato 17 novembre 2007

Dù-dùm


Ore su ore

Si accumulano vivendo

Ore su ore

Tic & tac

La vita si trascina

Tac & tic

La vita è fuori di qua

Ma un altro rumore si sente

Strano e indistinto fa capolino

Du-dum

Du-dum

DU-DUUUM

DUUU-DUUUUUM

E finisce così che è l’unica cosa che senti ormai

E le ore non si accumulano più…

Dù-dùm.

giovedì 15 novembre 2007

Da Grande Volevo Essere un Haiku

Orologi senza lancette,

Latte scaduto,

La porta accostata...



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Listening to: Elliott Smith - Angels
via FoxyTunes

sabato 10 novembre 2007

Poesia rubata.

Lo scoiattolo e il tarlo

Crunch lo scoiattolo

Vive nel cervello

Divora

I ricordi

Quelli radioattivi

Quelli che inquinano

La personalità

Il carattere

E trasformano

La tranquillità

In rabbia cattiva

Nociva.

Crunch permette la vita

Sottotono

Pseudovita

Permette

Che si dimentichi

Sgranocchiando

Legnate

Insulti

Suture.

Il tarlo

È il vicino di casa

Vive nel cuore

Che non scorda

Che vede le ferite

E sanguina

Incosciente.

Il tarlo ricorda

E di notte

Bussa forte

Dolore al petto

Balzi dal letto

Sudore di ghiaccio

E occhi sbarrati

Il tarlo avverte

Che è tutto lì

Ad aspettare

Ad attendere il risveglio

Della mente

Illusa.

Poesia rubata dalla mente di Luisella...

venerdì 9 novembre 2007

A Little Bit of This, a Little Bit of That...

I was a King Sono stato un Re

My crown far too heavy, La mia corona fin troppo pesante,

Far too small… Fin troppo piccola...

I was the Landlord Sono stato un proprietario terriero

My duties far too boring, I miei impegni fin troppo noiosi,

Far too hard… Fin troppo duri...

I was the Jester Sono stato un Giullare

My life far too full, La mia vita fin troppo piena,

Far too frail… Fin troppo fragile...

I was the Immigrate Sono stato un Immigrato

My days far too long, I miei giorni fin troppo lunghi,

Far too senseless… Fin troppo senza senso...

Invented myself Mi sono reinventato

One million times Un milione di volte

I twist again. Cambio di nuovo.

I will be the stranger Sarò l'estraneo

Who smiles you from afar Che ti sorride da lontano

In this endless crowd, In questa folla infinita,

Look for me, Cercami,

I will be there! Io ci sarò!



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Listening to: Red Hot Chili Peppers - Greatest Hits - 02 - Give It Away
via FoxyTunes

martedì 6 novembre 2007

Ricordi?

Cerco i miei occhi!

Li cerco la mattina,

Come Primavera faceva

Prima di me!

E ritrovo in me

La sua dolcezza,

Le sue caravelle,

Gli spicchi di mela

Lanciati sul divano

Nel vano tentativo

Di superare le fameliche colonne d’Ercole

Che ne terminavano traiettoria ed esistenza...



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Listening to: Supertramp - The Logical Song
via FoxyTunes

domenica 4 novembre 2007

Efelidi

Non mi assomiglia più...

Mi guarda, compassionevole,

I suoi occhi non sono cambiati,

Eppure

Non mi somiglia più...

Divani, sedie, letti,

Veloci corse dietro un sole

All'apparenza morente,

Risate, pianti, feste e lutti,

Sempre è stato presente

Eppure

Non mi somiglia più...

E il tempo che gli ho dedicato,

Passato tra braccia estranee,

Baciando visi cancellati dal tempo

E dalla noia,

Non me lo concede più

Addio amico mio,

Ti trovo raramente oramai,

Non ti riconosco più!

sabato 3 novembre 2007

Per Noi.

Per Noi

Quattro mani sventolate da una terrazza

Quattro mani dentro un’auto

Lacrime dolci

Otto mani che corrono verso il loro futuro

Otto occhi

Incantati

Quattro aliti e un filo…

Scritta ieri sull'onda di un arrivederci...