giovedì 3 gennaio 2008

Licata again...

LA SVEGLIA DI CLAUDIA

Driiiin

Ore 6 e 30.

Suona la sveglia.

Claudia si getta letteralmente fuori dal letto e come ogni mattina inciampa tre volte tra le pieghe eterne del tappeto, quello finto persiano, orrendo, regalo della suocera (e quindi bisogna tenerlo).

La forza dell’abitudine la trascina in bagno ad onorare le più elementari forme di necessità igienico-sanitarie.

Il solo comune senso del pudore, insito in chi ha accettato le convenzioni del vivere sociale, la spinge al cospetto del grande armadio a prelevare a caso due o tre indumenti accettabilmente coordinati.

Una forza più grande di tutte, l’amore materno, la proietta in una calda stanza a svegliare le figliolette che, ancor desiderose di crogiolarsi nel tepore dei loro variopinti lettini, recalcitrano indispettite, ma alla fine si lasciano docilmente lavare, vestire, imboccare e sbaciucchiare infinite e infinite volte.

In tutto questo Claudia è sola. Il marito è già uscito, lavora fuori lui, un impiego di grande responsabilità a sessanta chilometri da casa. E ogni mattina tocca a lei preparare le figlie e accompagnarle a scuola, scuola materna, stessa classe, sono gemelle.

E poi Claudia deve affrettarsi alla sua di scuola, Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci”, a quattro passi da casa ma a tre chilometri dalla scuola materna.

E’ un’insegnante lei. Di lettere. Che dopo anni di corsi, concorsi, ricorsi, riforme più o meno illuminate, ministri più o meno sani di mente, supplenze prestate ora su cocuzzoli di montagna ora su atolli sperduti nell’Oceano Indiano ( almeno questo le parevano!),ha raggiunto l’agognata, definitiva, irrevocabile e inconfutabile immissione in ruolo.

Diciotto ore settimanali, classi di primo e secondo anno, prime ore quattro su cinque. Sempre in ritardo. Sempre. In ritardo.

E invece oggi no!

Oggi non solo è puntuale, ma addirittura in anticipo.

Di sette minuti.

Ha il tempo di firmare il registro delle presenze (lo dimentica sempre, accidenti!), aprire il cassetto personale, raccogliere i plichi di compiti che vi sono stipati e che puntualmente finiscono a terra, prendere il registro di classe, dispensare qua e là sorrisi, avviarsi in classe.

Terzo piano.

Si sale a piedi.

L’ascensore è rotto da quattro anni.

“Provvederemo”, dice il Dirigente Scolastico di turno.

Quattro anni, quattro Dirigenti Scolastici.

L’ultimo viene amabilmente soprannominato “il vascello fantasma”, perché non c’è mai, e quando c’è se ne sta strategicamente chiuso in presidenza.

Ma oggi no!

Oggi l’ascensore funziona.

È bello, pulito, luminoso, morbido (“morbido?”), e dentro ci potrebbe stare una classe intera.

Ora che ci pensa… Tutto oggi le è sembrato bello, pulito, luminoso e….morbido: l’androne, i corridoi, la sala dei professori, i bidelli, e persino quei colleghi che normalmente infilerebbe in una fornace.

E il Preside (“ avevamo un Preside?”) trotterella allegro tra i corridoi per accertarsi che vada tutto bene.

Claudia arriva al terzo piano, senza fiatone, due ore in I C, latino e storia, trentadue alunni, chiassosi, indisciplinati, svogliati, parzialmente vestiti, maglie corte anche in pieno inverno, pantaloni a vita bassa, bassissima, arti inferiori atrofizzati, rigidi, involuzioni dell’homo erectus.

Oggi no!

Oggi sono venti.

Claudia li conta. Venti.

Apre il registro di classe, “alunni iscritti 20: maschi 11, femmine 9”. Ha sbagliato classe. No, è la sua.

Puntuali, silenziosi, disciplinati, ben vestiti, ma, soprattutto, nuovamente sulla linea evolutiva dell’erectus.

Scattano in piedi.

“Buongiornoprofessoressamartini”.

E aspettano pazientemente il cenno della mano che li metta nuovamente a sedere.

Claudia è allibita. Alza timidamente l’arto destro superiore. La classe si siede e libri e quaderni compaiono volontariamente e senza rimorsi sui banchi.

Oggi li hanno portati (non i banchi, i libri). Tutti oggi hanno portato i libri di testo.

Aula naturalmente bella, pulita e luminosa. Spariti i banchi rotti, la lavagna rotta, le sedie rotte, le scritte oscene sui muri. Muri, anzi, sui quali sono ricomparse le cartine geografiche.

Le-car-ti-ne-ge-o-gra-fi-che!

Nuove, nuovissime, aggiornate agli stravolgimenti storico-geografici degli ultimi venti anni.

Ma, come se non bastasse, hanno studiato.

Loro, gli alunni, le zucche vuote, le menti alienate, le tabulae rasae.

Tutti oggi hanno studiato.

Terza declinazione, parisillabi e imparisillabi, nomi irregolari, particolarità, compiti svolti, versione ben tradotta, possiamo andare avanti col…….

Driiiin

Ore 6 e 30

Suona la sveglia.

Quella vera.


Nuovo racconto dell'amica Angela Mancuso che vi saluta tutti...

2 commenti:

polle ha detto...

Bravissima Angela!!! E grazie a te, Gino, per condividere con noi i suoi racconti.
Un abbraccio,
polle

Unknown ha detto...

Ciao polle...

Forte il racconto... diciamo pure che oggi avere una scuola decente è davvero un sogno...